Oggi … 23 Ottobre 1934, il frastuono di quei due motori a 12 cilindri a V montati in tandem, era familiare a Desenzano del Garda, sede del “Reparto Alta Velocità” e quel motore, in occasione del Centenario della nostra Aeronautica Militare, è tornato ad accendersi.
Un motore innovativo per quei tempi, con l’albero a gomiti del motore anteriore che non usciva anteriormente in corrispondenza dell’elica, bensì posteriormente dove, mediante ruote dentate, che fungevano anche da riduttore, metteva in movimento un albero cavo rotante tra la “V” dei cilindri.
Allo stesso modo, il motore posteriore muoveva, tramite ruote dentate, un secondo albero che passava all’interno del primo e i due motori erano montati nel senso avanti-indietro, col risultato di far girare gli alberi, e quindi le eliche, l’uno nel senso opposto dell’altro.
Quel giorno del ’34 era però speciale. I 24 cilindri di 50mila cc di cilindrata, con una sapiente messa a punto e una nuova miscela, avrebbero sviluppato, non più i canonici 2300 CV di potenza continua, aumentabile per tempi brevi a 2800 CV, ma bensì i 3100 CV coi quali, il Maresciallo Francesco Agello, a bordo del mitico M.C.72, riuscirà ad abbattere il muro dei 700 km/h e stabilire il record di velocità per idrovolanti a pistoni, 709 km/h tuttora imbattuto.
Così il Colonnello Mario Bernasconi, Comandante della Scuola Alta Velocità di Desenzano sul lago di Garda, commentò allora la conquista di un record indelebile:
“Quel pomeriggio del 23 ottobre 1934, il cielo era grigio; una sensibile foschia rendeva difficile la visibilità; il lago però si presentava ben increspato ed il vento era calmo. Il pilota, preso posto sul MC.72, avviò il motore e si lanciò nel gran volo. L’idrocorsa col suo rombo possente e risonante, eccitava l’eco dei monti racchiudenti il Garda, quasi a chiamare in adunata gli spiriti di tanti eroici Velocisti, caduti perché egli riuscisse vittorioso e potesse dare alla Patria, all’Italia, più alto onore e più ammirabile prestigio“.
Probabilmente non tutti sanno che, pochi mesi prima, al largo di Ancona, durante una prova vennero raggiunti i 730 km/h, che non poterono essere omologati data l’assenza di cronometristi ufficiali.
Oggi, quel motore, è tornato a rombare