Il fondo del mare incuriosisce perché è custode di segreti di ogni genere e conserva la memoria storica di eventi accaduti sin dall’alba dei tempi.
Navi romane, velieri, navi da guerra. Dalla storia più antica a quella più recente, anche della seconda guerra mondiale: aerei abbattuti che giacciono sul fondo dell’Adriatico, mezzi sommersi dalla natura che alla fine dimentica e si riprende tutto.
Il più delle volte capita di tirare su anfore, altre volte qualcosa di meglio, come la statua di Lisippo – e a Fano c’è ancora chi va a caccia delle sue parti mancanti, esplorando quel tratto di mare.
Altre volte ancora capita di tirare su eliche gigantesche di aerei della seconda guerra mondiale precipitati in mare. E’ quello che è capitato nell’estate del 2021 all’equipaggio dello “Ioachì”, un motopesca ormeggiato al porto di Fano, che ha imbragato nelle sue reti quest’elica solitaria, priva di tutto il resto dell’aereo.
Ma che cosa era quest’elica, da dove veniva e perché si trovava in Adriatico?
Ci aiuta intanto sapere da quale aereo potesse provenire: il modello di elica riporta a un aereo statunitense, bimotore o quadrimotore. Probabilmente il Boeing B-17 Flying Fortress
un aere che montava un motore, il Cyclone, che usava questo tipo di eliche. Non avendo ritrovato l’aereo è difficile stabilire con certezza a quale modello appartenesse, sebbene il B-17 sia il candidato più probabile.
Questa elica è stata pescata in acque internazionali, a ridosso di Zara e cioè dall’altra parte dell’Adriatico dove i fondali sono pieni di relitti. Potrebbe dunque esserci un evento storico rilevante a supporto della presenza di questo tipo di aereo: a Lussino nel dicembre del 1944 le forze alleate sferrarono il più grande attacco aeronavale di tutta la seconda guerra mondiale sulla costa orientale dell’Adriatico. All’operazione fu dato il nome in codice ”Antagonise”. Secondo i piani britannici ritrovati negli archivi di Londra, all’attacco aeronavale doveva seguire uno sbarco finalizzato all’occupazione stabile dell’isola. Il piano venne tuttavia vanificato e ridotto a meri attacchi di interdizione e diversioni. L’occupazione di Lussino, isola rivendicata dagli jugoslavi, da parte degli alleati avrebbe rappresentato un precedente e tanto bastò per impedire la realizzazione dello sbarco.
Ma torniamo al nostro motopeschereccio, che di solito pesca … pesci! non eliche! Cosa farne? Insomma, visto che di ributtarla in mare non se ne parlava nemmeno, siamo arrivati noi dall’aeroporto e ci siamo caricati questa pesantissima elica su un camioncino e la portiamo in hangar.
Ne faremo una scultura moderna, un monito, un ricordo. Quando sarà il momento la ripuliremo dai segni del tempo e del mare, ve la presenteremo restaurata.
C’è poi qualcuno che giura di avere le coordinate esatte del luogo del ritrovamento, qualcuno che sa che a quell’elica era anche attaccato un motore, che cadde rompendo le reti del peschereccio, troppo pesante, e tornò negli abissi. Chissà, magari un giorno si tornerà in quei luoghi alla ricerca di quell’aereo.
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